Per secoli hanno scandito la vita lungo il fiume, come strumenti per trasformare l’energia idraulica in energia meccanica, sia per macinare le granaglie che per azionare altre macchine, nell’industria tessile e conciaria. Sono stati attivi fino a pochi decenni or sono e oggi solo pochi sono funionanti. I mulini ad acqua sono considerati come bene culturale e in tutta Italia sono oggetto di studio e di valorizzazione anche turistica. Meritano approfondimento e dibattito non solo i fabbricati destinati alla macinazione dei cereali, che hanno caratterizzato e segnato capillarmente il territorio, ma tutti quei manufatti accomunati dall'utilizzo dell'acqua come forza motrice, ad esempio i canali di adduzione e di scarico dell’acqua, le macine di pietra. Importanti anche i fattori di inserimento nel paesaggio circostante come, innanzitutto, il rapporto con i corsi d'acqua e, pertanto, lo stato di conservazione di sistemi e apparati tecnico-meccanici che ne regolavano il funzionamento.
Occorre ricordare il loro indispensabile ruolo socio-economico, gli aspetti idraulici e idrogeologici, ingegneristici, tecnologici, anche allo scopo di farli conoscere al più ampio pubblico e di indirizzare gli Amministratori a svolgere un’opera di informazione-educazione e, nei casi dove sia possibile, di recuperarli a scopi culturali e didattici.